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Dalla curiosità per l’arte tra le mura domestiche alle esposizioni internazionali

Il suo interesse per l’arte nacque proprio nel salotto di questa casa, ammirando i ritratti dei suoi antenati, che, come scrive nel suo diario, gli suscitavano “un fascino misto di paura e curiosità”. Da qui, contravvenendo al volere del padre che avrebbe voluto conducesse studi classici, nel 1913, con l’appoggio dello zio, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Palermo, allora Regio Istituto di Belle Arti. Lì si formò sotto la guida di illustri maestri come Ernesto Basile ed Ettore De Maria Bergler. Fu allievo del famoso ritrattista Bagherese Onofrio Tomaselli senior e del paesaggista Francesco Lojacono ed insegnante all’Istituto Statale d’Arte. Dopo l’esperienza da militare in guerra, fece ritorno a Palermo e nel 1924, insieme con Pippo Rizzo, massimo esponente del futurismo in Sicilia, Giovanni Varvaro, Manlio Giarrizzo e altri artisti palermitani, diede vita al gruppo “Artisti siciliani indipendenti”. Dal suo esordio nel 1928 con una mostra personale alla galleria Micheli di Milano, partecipò a tutte le più importanti mostre del periodo in Italia - tra queste, alcune Biennali di Venezia - e all’estero (Quadriennali di Roma, New York, Barcellona, Birmingham e Atene). Fu invitato a Berlino e all’Esposizione Universale di Parigi. Espose a Monaco di Baviera. Nel 1940 gli fu assegnata una sala personale alla XXII Biennale di Venezia.

La Casa natale del pittore Alfonso Amorelli

Ci troviamo presso la Casa dove trascorse gran parte della sua infanzia Alfonso Amorelli, pittore, scultore, decoratore, scenografo e affreschista d’impronta futurista, vissuto nella prima metà del Novecento. Discendente da una storica famiglia sambucese di conti palatini (una delle più illustri cariche dell’Alto Medioevo), Alfonso fu il sesto figlio di Giuseppe Amorelli, avvocato, e di Maria Teresa Raimondi, di nobili origini; crebbe in un ambiente culturalmente stimolante: il padre era anche autore di poesie e drammaturgo, la madre una discreta pianista.

Il patrimonio creativo di un eclettico artista

Suoi sono gli affreschi, oggi molto compromessi, realizzati negli anni ’30 a Palermo nella Galleria delle Vittorie di via Maqueda (1936): la scritta “Galleria delle Vittorie” che campeggia sull’arcata di ognuno dei lati dell’ingresso e gli affreschi in chiave futurista raffiguranti uomini in atti eroici per celebrare la fine della prima Guerra Mondiale e la Guerra d’Etiopia. Portano la sua firma anche le scene affrescate dell’Aula Magna e della Sala del Rettore dell’Università di Palermo (1937), dove oggi ha sede il Dipartimento di Giurisprudenza, e quelle dell’Aula magna del vecchio edificio del Liceo Classico “Gregorio Ugdulena” di Termini Imerese (irrimediabilmente danneggiati per il riammodernamento dell’impianto elettrico). Di Amorelli sono le decorazioni dell’Ippodromo e dell’Extrabar Olimpia in via Ruggero Settimo a Palermo (recentemente distrutte), del bar dell’Albergo Mediterraneo e di tanti altri edifici per abitazione. E’ un artista poliedrico: affresca le chiese e le sedi delle delegazioni comunali dei borghi rurali siciliani, progettati dall’architetto Luigi Epifanio (1941); dal ‘54 al ‘68 collabora con l’INDA (l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa), disegnando scenografie, bozzetti e manifesti. Per la Fiera del Mediterraneo di Palermo, modella una fontana con tritoni, sirene e mostri marini (1959) e il pannello “Il Volo di Icaro” (1964). Le sue opere sono esposte in Italia, nella Galleria d’arte moderna di Hannover (Germania), Falkenberg (Svezia), e in collezioni private di Germania, Inghilterra, Spagna e Stati Uniti d’America. A lui sono state dedicate la Sala Amorelli presso Palazzo Greco - sede dell’Istituto del Dramma Antico (I.N.D.A.) - a Siracusa, due vie a Palermo e a Sambuca di Sicilia, e numerosi articoli, monografie, cataloghi, mostre retrospettive e opere di carattere generale.

L’evoluzione di un percorso stilistico affascinante

Inizialmente le sue sicure pennellate danno vita a composizioni classicheggianti con figure quasi monumentali, tonalità prevalentemente calde di colore, giochi di luci e ombre in atmosfere rarefatte. Col tempo, Amorelli viene attratto dalle scene di vita quotidiana, ritratte con pennellate sempre più fugaci: meno attente ai dettagli e più orientate a cogliere l’immediatezza percettiva dell’attimo. Semplifica i soggetti, composti da pennellate fugaci e spezzate, le figure tornano a uno stato primordiale e in alcune opere richiamano le pitture rupestri. Negli anni ‘40, quando a causa dei bombardamenti bellici si trasferisce a Roma con la moglie Herta Schaeffer - una nobile tedesca che si affermerà come pittrice astratta in Sicilia - dipinge ritratti caratterizzati da una forte venatura psicologica. Al rientro a Palermo, nel 1947, il colore delle sue opere è diventato più moderato e la produzione prolifica, con una predilezione per scene sul ballo che, coi suoi movimenti, si confà alla fugacità delle sue pennellate. Negli anni ’50, si reinventa illustratore di libri e, con l’esperienza da illustratore e l’immediatezza di linguaggio propria della pittura murale tipica della cultura popolare, riprende dei suoi temi degli anni ’30 in chiave più ironica e narrativa. Negli anni ‘60 la sua ricerca pittorica arriva al culmine: in questa fase studia il rapporto tra figura e sfondo; il colore acquisirà ancor più importanza e autonomia di linguaggio con la figura portata in secondo piano, quasi alla minima traccia di forme elementari per catturare l’attimo nel tempo. In lui si distinguono ironia, leggerezza e immediatezza, la voglia di seguire un percorso del tutto personale, l’amore per la Sicilia e la voglia di conoscere.

Uno stile personale che attinse alle istanze culturali internazionali dell’epoca

Nonostante il sodalizio con Pippo Rizzo, Amorelli non aderirà compiutamente al Futurismo: si avvicinerà alla corrente Novecento, ma senza omologare e standardizzare il suo stile. Le sue opere sono incentrate sulla vita quotidiana, nella sua semplicità che non manca di tragicità. Usa il pennello come il filtro di una macchina fotografica in grado di semplificare le immagini e fissare su di esse l’essenza del tempo vitale. Con visibili e distinguibili pennellate crea accostamenti contrastanti di luci e ombre che, grazie alle audaci combinazioni di colori, regalano atmosfere stranianti e quasi magiche, richiamando alla mente quelle di Cèzanne, Matisse, Dufy e Chagalle e di artisti tedeschi come Kirchner e Karl Schmidt-Rottluff: stili e personalità che Amorelli conoscerà grazie al confronto con artisti e movimenti internazionali e che assorbirà e rielaborerà, sintetizzandoli secondo le sue personali esigenze espressive.

La Casa natale del pittore Amorelli tra i Luoghi dell’Identità e della Memoria (LIM)

La Casa natale del pittore Amorelli Sambuca è stata inserita dalla Regione Sicilia tra i LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria) nella sezione dei Luoghi delle personalità storiche e della cultura architettonica e artistico gurativa: un patrimonio di enorme importanza oggetto di un progetto di valorizzazione, opportunità per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie.

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