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La Triangle Waist Company: una delle “fabbriche del sudore” della New York di primo Novecento

Siamo nei primi del Novecento e la Triangle Shirtwaist, di Isaac Harris e Max Blanck, è la più grande produttrice di “shirtwaist”: un tipo di camicetta bianca, spesso pieghettata, con il colletto alto, che si abbinava con una gonna scura, allora molto popolare tra le donne. La fabbrica della Triangle, situata ai civici 23-25 di Washington Place, nel cuore di Manhattan, rappresentava all’epoca uno dei maggiori stabilimenti di produzione di capi d’abbigliamento. Con i suoi circa 600 operai, la maggior parte dei quali donne giovanissime, occupava gli ultimi tre piani dell’Asch Building: un palazzo di dieci piani, tuttora esistente, oggi sede della New York University e dichiarato monumento nazionale. Era una delle tante “fabbriche del sudore” (le cosiddette “sweat-shop”) della New York di inizio XX secolo, dove le condizioni di lavoro erano pessime: i turni erano massacranti per l’eccessivo numero di ore, con la prospettiva di salari estremamente bassi - dai 6 ai 7 dollari la settimana - svolto in condizioni antigieniche, di scarsissima sicurezza e di sfruttamento del lavoro minorile. I proprietari della Triangle appaltavano anche il lavoro esternamente, con paghe a discrezione dei subappaltatori, che fingevano di ignorare, totalmente noncuranti verso i dipendenti interni e esterni, sottoposti a un sistematico sfruttamento. Il sindacato era poco presente in quanto le operaie erano soprattutto immigrate con poca o nessuna padronanza dell’inglese e intimidite da un ambiente non familiare. Tuttavia, nel 1909, un incidente provocò lo sciopero spontaneo di quasi tutti i dipendenti della Triangle per rivendicare una maggiore tutela dei propri diritti e il rispetto delle nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro: in particolare, molte giovani operaie, organizzate in gruppi e comitati sindacali, come la International Ladies' Garment Workers Union e la Women's Trade Union League, guidata dalla lavoratrice ucraina immigrata Clara Lemlich; ma fu solo dopo lo sciopero del settore delle pellicce del 1910 che le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici del settore abbigliamento furono parzialmente accolte, stabilendo condizioni minime di lavoro e controlli periodici. Tuttavia, l’International Ladies’ Garment Workers Union, il sindacato dell’abbigliamento, riuscì ad essere accettato in molte fabbriche, ma non alla Triangle Shirtwaist.

La Casa natale delle sorelle Bona

In questa casa, rispettivamente nel 1877 e nel 1879, nacquero le sorelle Rosa e Caterina Bona. La loro è la storia di donne emigrate negli Stati Uniti per trovare una vita migliore e che, invece, vi trovarono una tragica morte. Il 25 marzo del 1911 a New York, infatti, rimasero vittima, con altri 146 lavoratori - di cui ben 121 donne - dell’incendio della fabbrica di tessuti “Triangle Shirtwaist Company”: uno dei peggiori disastri avvenuti in America dal periodo della rivoluzione industriale, da cui è nata la Giornata internazionale della Donna, celebrata ogni 8 marzo. Per conservare memoria di questa tragedia, nel 2014 la casa natale delle sorelle Bona a Sambuca è stata inserita dal Centro per il Restauro della Regione Sicilia, nella Carta LIM, Luoghi dell’Identità e della Memoria.

La Casa natale delle sorelle Bona tra i Luoghi dell’Identità e della Memoria (LIM)

La Casa natale delle sorelle Bona a Sambuca - come luogo delle personalità legate all'emigrazione siciliana dei primi del Novecento - è stata inserita dalla Regione Sicilia tra i LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria) nella sezione dei Luoghi delle personalità storiche e della cultura: un patrimonio di enorme importanza oggetto di un progetto di valorizzazione, opportunità per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie.

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Il tragico rogo della fabbrica Triangle Waist Company di New York

Nel pomeriggio del 25 marzo 1911, un terribile incendio, causato probabilmente da una sigaretta accesa e facilmente alimentato dagli scarti di tessuto e dalla polvere, si sviluppò ai piani alti della Triangle Shirtwaist Company di New York, provocando la morte di 146 delle 500 persone che vi lavoravano. La maggior parte delle operaie, fra i 13 e i 22 anni, erano immigrate ebree dell’Europa dell’Est, Germania, Ungheria e immigrate italiane (molte tra i 12 e 14 anni) che guadagnavano dai 7 ai 12 dollari a settimana secondo le mansioni. Il fuoco le colse quindi impreparate: i proprietari, incuranti delle prescrizioni della compagnia di assicurazioni, non avevano istituito alcun programma di prevenzione e di esercitazioni antincendio; il palazzo era privo di idranti; scale e uscite antincendio, obbligatorie per legge negli USA dopo il grande incendio di Chicago del 1871, in parte mancavano, in parte erano ingombre o sprangate; al 9° piano c’erano soltanto due porte, per ispezionare le dipendenti all’uscita dal lavoro, di cui una sempre chiusa. La fabbrica era una vera e propria trappola in caso di incidente. Alcune lavoratrici si salvarono fuggendo sugli ascensori, che ben presto si bloccarono; altre si rifugiarono sul tetto del palazzo vicino o lungo le scale, quasi subito avvolte dalle fiamme, mentre le scale dei vigili del fuoco erano troppo corte per raggiungere i piani più alti. Tra le operaie intrappolate, diverse tentarono una via di fuga attraverso finestre o porte - molte delle quali erano addirittura chiuse dall’esterno - o cercando scampo dentro la fabbrica. Una sessantina di esse preferì gettarsi dalle finestre piuttosto che morire tra le fiamme; una ventina di operaie morì nel cedimento della scala di sicurezza, per il peso eccessivo. Nonostante la prontezza del loro intervento, gli idranti dei vigili del fuoco arrivavano solo al 6° piano. L’incendio scoppiò alle 16.30. Alle 17.15 i vigili del fuoco lo avevano già domato, ma ciò non bastò a salvare dal rogo le 146 vittime (129 donne e 17 uomini). In una sola mezz’ora, centinaia di operaie persero la vita inghiottite dalle fiamme, divampate violentissime, o soffocate dal fumo.

Le testimonianze

Giornalisti e passanti, testimoni oculari di quel terribile spettacolo, hanno permesso di ricostruire l’accaduto: William Sheperd, giornalista dell’agenzia United Press fece telefonicamente la cronaca della tragedia, immediatamente telegrafata ai più importanti quotidiani nazionali, descrivendo le decine di ragazze alle finestre dei piani più alti del palazzo circondate da un inferno di fuoco urlare e lasciarsi cadere piuttosto che essere raggiunte dalle fiamme. Il resoconto di un testimone del terribile rogo fu inserito da Leon Stein, giornalista e scrittore, nel suo Out of the Sweatshop: The Struggle for Industrial Democracy. A 50 anni dalla tragedia, Stein riportò nel suo libro The Triangle Fire le testimonianze dei lavoratori superstiti, convinti unanimemente che le porte fossero state deliberatamente chiuse a chiave dai proprietari della fabbrica, per paura che i lavoratori potessero rubare dei materiali o fare troppe pause.

La svolta e l’istituzione della Giornata della Donna, l’8 marzo

Il sacrificio delle vittime dell’incendio non fu vano: la città di New York intraprese misure rigorose per riformare le procedure di sicurezza, i sindacati dell’industria dell’abbigliamento acquisirono più forza e l’intera nazione attuò riforme per migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza. Da quel tragico episodio, ogni anno la festa dell’8 marzo celebra la donna e le lotte per la sua affermazione nel mondo del lavoro in perenne ricordo della tragedia del 25 marzo 1911 e di altre tappe per l’emancipazione femminile. Il 20 febbraio 2011 il New York Times riportò la notizia che, a distanza di un secolo, il ricercatore Michael Hirsch aveva completato la lista delle vittime dell’incendio alla Triangle Shirtwaist Company, dando un nome certo a quelle non ancora identificate: molte le donne di origini ebraiche dell’est europeo; una quarantina quelle di origine italiana, tra cui le due sorelle Bona. Il tragico evento ispirò anche canzoni come la Ballad of the Triangle Fire, canzone popolare composta dalla cantante Ruth Rubin nel 1968, e il libro di Ester Rizzo del 2014: Camicette bianche. Oltre l'8 marzo.

Guarda il video "The Triangle Shirtwaist Factory Fire | A Short Documentary"

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