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Dall’austerità degli esterni all’eleganza degli spazi interni

Il prospetto del palazzo, nel caldo colore della pietra arenaria, è semplice ma ordinato, suddiviso in tre livelli, ciascuno contraddistinto da un differente trattamento del paramento murario. Gli spazi interni rivelano eleganti ambienti di rappresentanza, volte a botte dipinte, imponenti porte lignee, archi e portali in pietra sapientemente recuperati dall’istituto di credito dopo il suo acquisto.

Palazzo Campisi - Sede Sicilbanca

Sul Corso Umberto I si erge Palazzo Campisi. Costruito alla fine del 1800 dalla borghesia locale ed acquistato nel 1978 dall’Istituto di Credito, fu sede della Cassa Agraria - fondata nel 1925 - poi Banca di Credito Cooperativo di Sambuca, poi ancora Banca Sicana.

Una banca mecenate culturale nel borgo

L'istituto di credito ha svolto da sempre un’importante azione culturale nel borgo, costituendo una ricca collezione di arte contemporanea con opere di Alfonso Amorelli, Antonio Guarino, Vincenzo Sciamè, Nino Ciaccio, Giuseppe Vaccaro e Gianbecchina. La banca si è fatta anche promotrice di un’importante azione di recupero, acquistando la Biblioteca degli scrittori Vincenzo ed Emanuele Navarro (rispettivamente padre e figlio, quest’ultimo considerato dalla critica letteraria il padre del Verismo in Sicilia).

La Biblioteca Navarriana, le collezioni d’arte e le sale affrescate

All’interno dell’istituto nisseno, percorrendo i lunghi corridoi che conducono ai suoi tre piani, si possono ammirare i pregevoli saloni affrescati da Gino Morici: la “Sala dei Telegrammi”, quella “della Presidenza”, il “Salone del Pubblico” e la “Sala del Telegrafo”. Al primo piano, nell’ampio salone delle feste, è ospitata la Biblioteca Navarriana. Il fondo Navarro è costituito da volumi di proprietà dello scrittore, materiali, pamphlet e lettere - alcune autografe - che raccontano il rapporto dei Navarro con Verga, Capuana, Pirandello, Matilde Serau e George Sand (compagna di Emanuele durante i suoi soggiorni parigini), ma anche effetti personali appartenuti agli scrittori, tra cui foto, timbri, medaglie, occhiali e agende personali. Apparati didascalici e proiezioni video ne completano il percorso.

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L’estro di Morici: dagli affreschi delle sale al suo Hidalgo

Nell’ultima Sala del palazzo, detta “della Presidenza”, le opere di Morici mostrano tutto il suo eclettismo. Docente di Scenografia e Modellistica presso la facoltà di Architettura dell’Università di Palermo, è stato anche un artista poliedrico: affreschista, scenografo, decoratore, incisore e illustratore di libri, disegnatore e creatore di automi e giocattoli, ha realizzato scenografie, costumi e arredi per il cinema degli anni ‘40 ed il teatro (Massimo e Stabile di Palermo, Bellini di Catania) degli anni ‘50 e ‘60; ha avuto ruoli determinanti negli allestimenti artistico-pubblicitari delle Fiere di Palermo e Messina e nel ‘58 ed è stato l’ideatore della Città dei Ragazzi al Parco della Favorita di Palermo. Nell’ambito dell’arte e della cultura siciliana del secolo scorso la figura e l’opera di Morici rappresentano l’identità e la memoria collettiva. Col suo apporto di valori civili e di creatività, non solo artistica, Morici ha saputo cogliere con estrema e originale sintesi i motivi classici dell’arte, coniugandoli con le più moderne istanze figurative provenienti da diversi paesi europei e interpretandole con sentimento innovatore, giungendo ad una autenticità ed efficacia espressiva unica. Sua è la rappresentazione emblematica, variegata e originalissima dell’Hidalgo: una figura pittorica di cui è stato il creatore. L’“Hidalgo” è un personaggio sognatore e squattrinato ispirato alla figura del Don Chisciotte, in cui l’artista si rispecchiava e che lo ha ispirato lungo tutta la sua vita artistica. Gli Hidalghi di Morici sono esseri meccanicamente perfetti, degli autoritratti, con rotelle e tubolature dalle linee barocche. La banca ne conserva splendidi esemplari di oli su tela e di acqueforti.

L’Hidalgo musicista: un omaggio al Maestro Morici a 50 anni dalla sua scomparsa

Proprio dinanzi al Palazzo Campisi, si trova "l’Hidalgo musicista”: la scultura in ferro, opera dell’artista sambucese Alessandro Becchina - figlio del Maestro Gianbecchina - e dedicata all’artista palermitano Gino Morici, a 50 anni dalla sua scomparsa, è stata commissionata dall’Istituto bancario e realizzata nelle officine Comart di Sambuca di Sicilia. Ritrae il fantastico personaggio, nato dall’immaginazione poetica di Gino Morici, intento a suonare il flauto.

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