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Da dimora patrizia a Museo archeologico e luogo di promozione territoriale

Nel 1981 il Comune di Sambuca acquistò il palazzo, fortemente danneggiato dal terribile sisma, e ne promosse il progetto di recupero, restauro e ristrutturazione per farne un museo archeologico regionale. Questo avrebbe custodito i pregiati reperti di Adranone, importante sito punico-greco, ubicato sull’omonimo monte, nel territorio di influenza della più grande colonia greca della Sicilia occidentale: Selinunte. Nel 2004 furono avviati i lavori di completamento, restauro, rifunzionalizzazione e allestimento museografico della '600esca dimora nobiliare per creare un percorso espositivo lungo le sue stanze. Oggi qui hanno sede il Museo Archeologico, inaugurato nel 2013, e importanti associazioni di promozione territoriale come l’Ass.ne Strada del Vino Terre Sicane, nata dal programma Leader II (iniziativa dell’Unione Europea per lo sviluppo rurale), e Iter Vitis - Itinerario Culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa. È, inoltre, sede comunale: l’unica - oltre a Palazzo dell’Arpa - in cui possono celebrarsi i riti civili a Sambuca. È stata per un periodo sede dell’Unitre (oggi con sede presso il forum della Sicilbanca).

Palazzo Panitteri

Palazzo Panitteri, con i suoi 1520 mq (di cui 400 scoperti), è uno dei monumenti più prestigiosi di Sambuca di Sicilia: una dimora patrizia, sorta lungo le mura arabe sul torrione d’avamposto dell’antica Zabut (oggi Sambuca). Il palazzo appartenne ad importanti famiglie sambucesi: il prete Don Bartolo Truncali - nipote dell’omonimo zio, leggendario ladro di bestiame vissuto tra il XVI e il XVII secolo - che consolidò e ristrutturò l’edificio per abitarci; il prelato Don Giuseppe Panitteri, vissuto nella seconda metà del ‘700, e la famiglia Amodei che vi abitò fino al terremoto del Belìce del ‘68.

Un luogo storico, un polifunzionale

La struttura, su 2 livelli, ha caratteri tardo rinascimentali e annunci dell’imminente barocco siciliano: lo testimoniano il portale d’ingresso principale sormontato dallo stemma della famiglia Panitteri e le ringhiere a petto d’oca. Il palazzo conserva l’originaria pianta quadrangolare con un’ampia corte interna su cui si affacciano vasti magazzini. Al piano ribassato è allestita la Domus, un monovano di design ad uso foresteria per l’ospitalità di viaggiatori e partner: ottima base per scoprire le identità territoriali, partecipare a manifestazioni ed eventi culturali, promuovere scambi culturali anche internazionali. Qui sono stati ospitati anche i partecipanti alle residenze artistiche del progetto “Sambuca Welcoming” che, durante loro permanenza a Sambuca da cittadini temporanei a contatto con la comunità, hanno prodotto delle opere per la valorizzazione del borgo. A piano terra, sulla corte, si affacciano una presala di accoglienza con funzione di info point turistico, lo Spazio della Memoria e del Futuro (una Sala conferenze, destinata a convegni, seminari ed eventi di presentazione del borgo e delle Terre Sicane, in cui nel 2024, grazie al progetto “Sambuca Welcoming” è stato allestita un’installazione video permanente a cura del pluripremiato film maker siciliano Andrea Vanadia), e la Taberna (una sala con mostra dei vini del territorio belicino e cucina attrezzata): qui vengono svolte iniziative culturali, degustazioni, manifestazioni e laboratori gastronomici per promuovere i temi della produzione agroalimentare e della dieta mediterranea patrimonio UNESCO, tradizioni e identità locali. Oltre a degustazioni di vini e presentazioni di libri, la Taberna è stata usata per laboratori di cucina, scambi interculturali, e come sede di campi estivi per bambini. Nei locali di Palazzo Panitteri a Sambuca di Sicilia, nel 2022, è stata inaugurata anche una Biblioteca del Turismo sostenibile e degli Itinerari culturali, nell’ambito del progetto CROSSDEV (Cultural Routes for Sustainable Social and Economic Development Mediterranean), cofinanziato dall’Unione Europea. Al progetto, guidato dal CISP (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) ed implementato in quattro Paesi del Mediterraneo (Italia, Giordania, Libano e Palestina) per creare opportunità di sviluppo socioeconomico in aree svantaggiate, ma ricche di patrimonio naturale, culturale, storico e architettonico, ha collaborato Iter Vitis - Itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa, che ha sede proprio a Palazzo Panitteri. La biblioteca, aperta a studenti, viaggiatori e naturalmente alla comunità sambucese, vuole essere un punto di aggregazione e di conoscenza reciproca, oltre che un luogo di confronto, dibattito, studio e creazione di nuove strategie per un turismo sostenibile e in grado di produrre un indotto positivo sul territorio delle Terre Sicane. Dalla corte un breve sottopassaggio immette nel giardino interno retrostante con diversi esemplari di piante ornamentali mediterranee, mentre la scala esterna addossata, in stile catalano, conduce al piano nobile. Questo ospita le sale del Museo Archeologico Palazzo Panitteri, dove è possibile ammirare cinture bronzee, strigili, suppellettili, vasi di ceramica attica e vasi di origini puniche, colonne e capitelli dorici e ionici, memoria dell'insediamento indigeno greco-punico di Adrànon, colonia selinuntina. Emblema del Museo archeologico Palazzo Panitteri è certamente la Demetra dalle Belle Chiome.

Il Museo Archeologico

Il Museo Archeologico Palazzo Panitteri è uno dei poli museali più interessanti della Sicilia: il suo percorso espositivo racconta le ricerche archeologiche condotte dalla Soprintendenza di Agrigento a partire dal 1967-68, raccogliendo e catalogando, principalmente, un’accurata selezione scientifica dei pregiati reperti archeologici provenienti dagli scavi dell’esteso sito archeologico ubicato su un rilievo di 899 m s.l.m. nel territorio di Sambuca a nord del Comune e oggi denominato Monte Adranone. Le indagini della Soprintendenza hanno permesso di portare in luce una città indigena ellenizzata, difesa da possenti mura di cinta già nel VI sec. a.C., costruita su tre terrazzi su cui si articolano la necropoli, l’abitato, le aree sacre sull’Acropoli: si tratta della città di Adrànon, citata dallo storico siceliota Diodoro Siculo che nel I sec. a.C. descrisse le vicende della Prima Guerra Punica. I suoi resti sono ancora oggi visibili presso il Monte Adranone, splendido sito naturale che si mescola ai tanti siti archeologici posti lungo i suoi speroni. Qui sono state rinvenute numerose deposizioni votive: anfore, terrecotte, pregevoli busti di divinità, corredi vari, insieme a ceramica attica e suppellettili di bronzo. I reperti si possono ammirare principalmente in tre musei siciliani: il Museo archeologico “Palazzo Panitteri” di Sambuca, il Museo archeologico regionale di Agrigento e il Museo archeologico regionale Antonio Salinas a Palermo.

Il percorso espositivo. Alla scoperta dell'antica Adrànon

Il percorso di visita descrive perfettamente il periodo storico dell’antico e primordiale villaggio greco punico di Adrànon dall’VIII secolo a.C. e comprende due settori dedicati rispettivamente ai contesti abitativi, cultuali e d’interesse pubblico del sito (settore A) e alla sua Necropoli (settore B). La Sala introduttiva presenta l’inquadramento topografico e storico-archeologico del sito. Nella Sala 1, “Fortificazioni e Acropoli”, sono esposti i materiali provenienti dai saggi effettuati lungo il circuito murario e quelli rinvenuti sul pianoro sommitale: l’Acropoli. I frammenti ceramici e i manufatti esposti raccontano soprattutto le fasi dell’insediamento indigeno (VII sec.a.C.-metà VI sec. a.C.) e della città greca (metà VI-fine V sec. a.C.), ma anche la ricostruzione punica del IV sec. a.C. (come la cornice a gola egizia dal Tempio sull’Acropoli) e l’assedio romano della prima metà del III sec. a.C. (come i proiettili in pietra dall’Acropoli). Le sale successive (sale 2-3) sono dedicate ai “contesti abitativi”, con reperti provenienti dalle strutture abitative di uso pubblico e cultuale rinvenuti nel I e II terrazzo ad Ovest, sotto l’Acropoli, e databili tra il IV e la prima metà del III sec. a.C. In particolare, nella sala 2, vi sono materiali rinvenuti in un complesso (il blocco V) probabilmente di uso pubblico: si trattava forse di un Pritaneo (edificio in cui, nell’antica Grecia, si custodiva il fuoco sacro, si compivano i sacrifici comuni, venivano accolti a banchetto gli ambasciatori e i cittadini particolarmente meritevoli). Qui sono esposti anche utensili di uso domestico, oggetti votivi e rituali che hanno consentito di ricostruire la vita quotidiana e religiosa del tempo. Quest’ultima si esplicava non solo nei santuari veri e propri, ma anche in forme private e domestiche: lo documentano nella sala 2 alcune suppellettili (louteria, arule, statuette fittili) provenienti da alcuni vani dei blocchi I e III del Terrazzo I. Nella stessa sala 2 una selezione dei rinvenimenti monetali rivela l’importanza economica del centro e la portata della presenza punica. La sala 3 è invece dedicata alla vita religiosa nei santuari, come, ad esempio, il cosiddetto Tempio punico del Terrazzo II. Nella sala 4, dedicata al cosiddetto “Settore centrale”, continua l’esposizione di materiali provenienti da abitazioni private e da edifici pubblici. Segue, poi, la sala 5 con i materiali rinvenuti nel complesso artigianale detto “Fattoria” e nel Santuario dedicato alle Divinità ctonie (divinità generalmente femminili legate ai culti di dèi sotterranei e personificazione di forze sismiche o vulcaniche). Questa prima parte del percorso museale si conclude nella sala 6, dedicata agli elementi architettonici portati alla luce nel sito. L’ala destra del complesso museale è invece dedicata alla Necropoli: le sale 7 e 8 contengono corredi del VI e V sec. a.C., mentre la sala 9 espone corredi del IV-III sec. a.C. e propone al visitatore alcune suggestioni di carattere etno-antropologico. Qui l’allestimento delle sale si è basato su un intervento di restauro conservativo, impiegando alcune vetrine, progettate dall’arch. Franco Minissi. Queste sono state realizzate in ferro, ottone e vetro secondo i criteri museografici, elaborati da Minissi a partire dagli anni ’50, di contenere - proteggere - esporre - valorizzare nel più assoluto rispetto dei monumenti storici: il risultato è una sorta di museo nel museo, in cui è evidenziata la preziosità dei reperti esposti, assurti ad opere d’arte. Il percorso museale, arricchito di suggestioni visive e riferimenti topografici, mette i reperti in costante dialogo col sito archeologico di Monte Adranone ed, idealmente, termina con un itinerario di visita esteso all’area archeologica sulla sommità del monte collegato al museo: un percorso unico che unisce paesaggio, archeologia ed antropologia. Un paesaggio maestoso e ancora oggi integro nella sua identità, che assimila natura e segni dell’uomo.

Palazzo Panitteri verso un hub territoriale di comunità

Nel 2019 Palazzo Panitteri è stato oggetto di un progetto della cooperativa culturale Kòrai in collaborazione col Comune di Sambuca, vincitore della call nazionale Viviamo Cultura promossa dall’Alleanza delle Cooperative Italiane. Il concept di Kòrai ha previsto di rendere Palazzo Panitteri un Hub territoriale di comunità, centro nevralgico di un sistema culturale reticolare dei beni del borgo, della chora selinuntina e delle Terre Sicane supportato da una struttura di coordinamento delle attività culturali e un piano di co-gestione pubblico/privata. Una proposta strategica per il rilancio di Sambuca, Borgo dei Borghi 2016, per creare nuove opportunità lavorative, sviluppo economico e contrasto allo spopolamento.

Una babbalùcia a Palazzo

Giungendo al Palazzo Panitteri è impossibile non notare, “arrampicata” sul cantonale d’angolo dell’edificio, un’enorme "babbalùcia” (lumaca) scolpita in ferro. Così come, in giro per il borgo, capiterà di incontrare una seconda chiocciola in ferro battuto, iridescente e… itinerante, visto, che, periodicamente, viene spostata in luoghi sempre diversi di Sambuca. Si tratta di due opere contemporanee del maestro Enzo De Luca, artista e artigiano del ferro da tre generazioni, che celebrano il valore del vivere lento nel borgo e l’identità gli abitanti di Sambuca, da sempre chiamati “sammucàri babbaluciàri” (sambucesi lumaconi): un appellativo che ricorda la gran quantità di lumache (babbaluci) che un tempo popolavano le campagne di Sambuca.

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