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L’influenza della cultura araba è un vero e proprio vanto per tutti i Sambucesi, che, ogni anno, nel mese di agosto, ricordano il loro passato anche tramite le affascinanti Feste Saracene, un evento di rievocazione storica del periodo arabo che offre ai turisti, ma anche ai residenti la possibilità di conoscere episodi significativi della storia sambucese: proprio nei vicoli del Quartiere Arabo di Sambuca - teatro a cielo aperto - più di 150 figuranti, in abiti d’epoca, vestiti nobiliari e armature, infatti, inscenano una ventina di episodi storici avvenuti tra il IX e il XIII secolo, che ripercorrono la storia della cittadina quando gli Arabi erano saldamente al comando di questo territorio (dalla fondazione della cittadina ad opera di un manipolo di Saraceni guidati dall'emiro Al Zabut - in seguito allo sbarco degli arabi in Sicilia intorno all'830 - fino alla cacciata degli Arabi avvenuta nel XIII secolo). Le tappe del percorso ricostruiscono gli episodi storici, ma anche momenti di vita quotidiana del borgo fino a giungere sul poggio più alto ai piedi della Matrice, edificata sulle vestigia del Castello dell’Emiro, che diede il nome alla città. Per i visitatori sono un’occasione per degustare i prodotti tipici del territorio e per essere coinvolti come figuranti e attori nella messa in scena della storia di Zabut.

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Ci troviamo sulla sommità della cittadina, in un dedalo di vicoli perfettamente ristrutturati, che ricordano una vera e propria Kasbah araba. Qui a nord, nella parte più alta di Sambuca, sorge il Quartiere Saraceno, che rievoca le origini del borgo fondato dagli Arabi nella Valle del Belice nell’827 d.C., epoca della loro conquista della Sicilia. La piccola “casba”, anima millenaria di Sambuca, si estende su un’area triangolare (dalla piazza Navarro, al largo San Michele fino al belvedere), attraversata da un impianto viario irregolare che mantiene intatta la sua struttura araba. Qui, tra le tipiche case addossate le une alle altre, corrono vicoli coperti o ritmati da archi e volte a vela e si aprono all’improvviso magnifici spazi aperti e cortili di varia forma e dimensione con particolari in pietra arenaria, testimonianza più peculiare della matrice islamica di Sambuca. Sono i “Sette Vicoli Saraceni” o, in dialetto, “li Setti Vanèddi”: vicoli stretti che prendono aria da cortili, attorno ai quali si sviluppò l’impianto urbano. Dal “Vicolo Saraceno I” fino al “Vicolo Saraceno VII”, dalle porte piccole e strette e dai balconi delle case, i volti curiosi e sorridenti degli abitanti del luogo vi accoglieranno nelle trame incantate del suggestivo quartiere islamico, sui cui portali in arenaria rossa, realizzati da abili cavatori, sono oggi affisse targhe in italiano e arabo.

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Oggi il Quartiere Saraceno è considerato un importante museo a cielo aperto, dove è possibile ripercorrere tutte le tappe della storia di Sambuca. Qui, infatti, il tessuto viario arabo si mescola a palazzi barocchi e ottocenteschi; il labirinto di viuzze, che ricorda una kasbah araba, è impreziosito dalle cave di tufo sotterranee (le purrère) - e, ancora, dalla chiesa di San Michele del 1200 e dalla Chiesa Madre del 1400, edificata su una parte dell’antico castello Zabut. Questo antico luogo ha il fascino particolare del divenire e testimonia il perfetto connubio di storia ed arte tra passato e presente: accanto alle purrère e alla Via Fantasma - riconosciute dalla Regione Siciliana tra i Luoghi dell’Identità e della Memoria (LIM) - oggi, infatti, vi si possono ammirare anche opere di street artist contemporanei dai colori e simboli mediterranei, parte di un progetto di riqualificazione del rione; mentre, in una parete di maiolica della casbah, di cui sembra ancora il custode, è raffigurato, con sguardo fiero e orgoglioso, Al Zabut, il saraceno che inaugurò quattro secoli di dominazione araba a Sambuca.

Il quartiere, tra i più belli e ben conservati in Sicilia, anticamente, faceva parte di un magnifico castello sulla rocca a guardia della valle: il Castello arabo di Zabut, lo “Splendido”, fondato nel lontano IX secolo dall’emiro Al Zabut. A protezione della fortezza saracena furono realizzate delle torri difensive (una di esse pare abbia dato origine al campanile della Chiesa Madre di Maria SS. Assunta, che oggi sorge sullo stesso poggio) e il labirinto tanto disordinato quanto strategico di “viuzze” strette e irregolari, che, inerpicandosi nella parte più alta del borgo, si intrecciano in un groviglio. Qui i cunicoli sotterranei furono luoghi di prigionia e di tortura, dove trovarono la morte i Saraceni superstiti: molti secoli dopo, l’epidemia di colera del 1837 li avrebbe trasformati in luoghi di sepoltura. Questi fatti devono avere avuto molta presa sulla popolazione: nel 1882, infatti, in seguito a presunte apparizioni di spiriti e fantasmi di guerrieri arabi, l’arteria urbana che divide il quartiere da nord a sud fu chiamata “Via Fantasma”. Alcune fonti riportano comunque che durante i lavori di ricostruzione a seguito del terremoto del '68, nell'antico quartiere arabo, nell'area subabitata delle antiche residenze… non era raro ritrovare resti umani, memoria di quel passato leggendario.

Nel 2019 l’Istituzione Gianbecchina e il Comune di Sambuca di Sicilia hanno promosso il progetto “I mille colori del Quartiere Saraceno” per valorizzare e riqualificare il quartiere dell’antica Zabut, attraverso la creazione di un polo diffuso di arte contemporanea, denominato “Di porta in porta”. Per due giorni, quest’antica area urbana - dove è custodito un grande patrimonio architettonico, memoria della dominazione araba, cui si deve la fondazione della città - è divenuta protagonista dell’iniziativa di forte valenza artistica e identitaria, “Dipingiamo il quartiere saraceno”: 25 artisti siciliani (alcuni internazionali), ispirati dalla caratteristica conformazione del quartiere arabo, cuore storico del borgo, dalle sue tipiche vie strette e tortuose, dalle case con porticine basse in legno, dalle strutture in calda, luminosa e malleabile pietra arenaria locale, hanno dipinto porte e finestre nelle aree messe a disposizione dal Comune e dai privati cittadini. La sicilianità, il Mediterraneo, Sambuca Zabut e il mondo arabo, insieme a citazioni illustri e grandi opere pittoriche di fama internazionale sono stati i temi ispiratori di Calogero Abruzzo, Massimo Barbaro, Antonio Bartellino, Alessandro Becchina, Chiara Becchina, Antonino Bellitto, Eddy Bettiol, Michele Cacioppo, Paola Campanella, Maria Rita Chicchi, Alessia Ciaccio, Leonardo Cutrano, Marcella Di Giovanna, Antonio Di Prima, Chiara Di Prima, Pietro Ferreri, Giorgio Gristina, Sonny Inzinna, Lorenzo Maniscalco, Anne Novado, Nicasio Pizzolato, Giuseppe Porretta, Eleazar Sanchez, Anastassija Sofia Tortorici, Giusy Viola. Grazie alla loro opera “I sette vicoli saraceni” sono divenuti luogo di produzione, sperimentazione e fruizione d’arte e di cultura per affermare un rinnovato senso d’identità per la comunità sambucese.

Nel Quartiere Saraceno, le Purrère (luoghi "archeologizzati" di estrazione, raccolta, produzione) e la Via Fantasma (luogo della leggenda sulla strada fantasma), sono state inserite dalla Regione Sicilia tra i LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria), rispettivamente nelle sezioni dei Luoghi storici del lavoro e dei Luoghi del mito e delle leggende: esse rappresentano, infatti, un patrimonio di enorme importanza, oggetto di un progetto di valorizzazione, opportunità per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie.

“Di porta in porta” è uno dei progetti di rigenerazione urbana portati avanti nel borgo per consolidarne la forte attrattività naturale attraverso il connubio tra arte e storia. I “setti vaneddi” sono stati scelti per l’iniziativa di tipo artistico e culturale in virtù della loro forza storica e rievocativa, in grado di attrarre talenti desiderosi di esprimere la propria creatività, mettendola a servizio del bene comune e di un centro che si è guadagnato il titolo di Borgo più bello d’Italia. Nelle giornate dedicate al progetto, i visitatori del centro storico hanno avuto l’opportunità di immergersi in un laboratorio d’arte a cielo aperto, tra eventi di tipo artistico e culturale, letterario e di intrattenimento.

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