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“Rais”: l’opera di Juliàn Andrés Provenzano, artista residente di Sambuca Welcoming

“Rais” è la scultura in ferro sul Corso Umberto I realizzata da Juliàn Andrés Provenzano - artista argentino con origini siciliane - nel corso della seconda Residenza Artistica del progetto “Sambuca Welcoming”. L’opera - che l’autore, ospite del laboratorio del Maestro Enzo De Luca, artigiano del ferro sambucese, ha realizzato con il coinvolgimento della comunità - rappresenta l’imponente testa di un cavallo, chino verso terra come al pascolo. Una scultura dai molteplici richiami alla storia e cultura del borgo.

La residenza artistica “ScrapArt” di Julian Andres Provenzano

Il progetto di residenza di Julian, intitolato “Scrap Art”, è risultato uno dei 2 vincitori - tra più di 130 candidature pervenute da tutto il mondo - della open call internazionale su arte e rigenerazione urbana lanciata nell’ambito di “Sambuca Welcoming”. Per 4 settimane, tra novembre e dicembre 2023, l’artista ha animato il borgo col suo progetto di arte degli scarti. Traendo ispirazione dalla storia, dai racconti, dai detti, dalle tradizioni del borgo e dagli oggetti di vita quotidiana (in metallo) dei suoi abitanti, Juliàn ha lavorato creativamente ad un loro assemblaggio per dare luogo ad un’opera identitaria ed emblematica di Sambuca. Mediante processi di saldatura dei pezzi metallici di scarto donati dagli stessi Sambucesi e riassemblati, e l’uso della Spray Paint Art (pittura con tecnica a spruzzo), Juliàn si è prefissato di dare nuova vita e significato ad apparenti rifiuti che in realtà raccontano un pezzo di storia di ogni membro della comunità: un’operazione sostenibile (fondata sul recupero di scarti, sul rifiuto dello spreco, sulla coesione sociale attraverso il coinvolgimento della comunità) in grado di connettere, attraverso il processo artistico, comunità, tempo, memoria, luoghi.

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Rais e Raìz: storia, memoria, identità e radici di Sambuca e dell’artista in un’opera

La scultura richiama numerosi elementi storico-identitari del borgo di Sambuca e della sua comunità: il nome dell’opera, “Rais” - che in arabo significa “capo, condottiero” - è un chiaro riferimento alle radici arabe del primo nucleo urbano di Zabut, fondato da un’enclave saracena dopo lo sbarco degli Arabi in Sicilia nell’827, e alla razza dei cavalli berberi. L’effigie del cavallo rievoca anche altri elementi identitari di Sambuca, come la leggenda della Via Fantasma, secondo cui, fantasmi di Saraceni a cavallo apparivano nel quartiere arabo, impaurendo gli abitanti; il culto del compatrono di Sambuca, San Giorgio, la cui iconografia lo rappresenta a cavallo nell’atto di sconfiggere il drago (così il santo è raffigurato anche in un murales nel borgo); infine, la corsa dei cavalli che si svolgeva proprio sul Corso Umberto I a maggio per la Festa della Madonna dell’Udienza: una tradizione plurisecolare che dal 1575 si celebra ogni anno per otto giorni (l’ottava), culminando nella terza domenica del mese tradizionalmente dedicato alla Madonna, con una festa profana e una festa religiosa. Il nome dell’opera viene anche da un gioco di parole: “rais”, dall’arabo “condottiero”, e “raìz”, che in spagnolo - lingua dell’artista argentino - significa “radici”. La scultura, infatti, vuole fare memoria delle origini di Sambuca e delle radici identitarie della sua comunità, ma rappresenta anche le radici che l’artista ha ritrovato venendo in Sicilia, nella terra di suo nonno, emigrato da Corleone in Argentina in cerca di fortuna. E a Sambuca, dove, arrivato dall’Argentina con moglie e figlia ha vissuto per un mese da cittadino temporaneo del borgo, Julian ha trovato radici, famiglia, affetti (antichi e nuovi).

Sostenibilità, memoria, coesione sociale in un’opera di Scrap Art

La scultura di Provenzano è un esempio di Scrap Art (arte degli scarti), frutto sorprendente della sapiente saldatura di materiali metallici di scarto donati dalla popolazione: oggetti della memoria assemblati insieme a costituire una forma unitaria, un’opera d’arte identitaria della comunità perchè composta in qualche modo da un pezzo di storia e di vita di ogni cittadino del luogo. Posate, chiavi, rotelle, fili di ferro, fascette metalliche, molle, contenitori, ingranaggi metallici di ogni tipo, assemblati ed arricchiti da effetti cromatici spray e da scritte che riportano detti antichi e proverbi dialettali suggeriti dalla stessa comunità. Il risultato è un’opera identitaria prodotta col coinvolgimento della comunità, ma anche emblema dei principi cardine della sostenibilità: secondo questo approccio, qualsiasi oggetto di scarto può trovare nuova vita e, come in questo caso, non solo essere reimpiegato nel rispetto dell’ambiente - da salvaguardare dai rifiuti - ma può addirittura diventare parte di un’opera d’arte, portatore di un messaggio, elemento di un racconto.

La memoria del Palio della Madonna dell’Udienza sul Corso Umberto I

Tra gli elementi della memoria più significativi che quest’opera racchiude, vi è senza dubbio la Memoria del Palio per la Festa della Madonna dell’Udienza. Dal XVI secolo, ogni maggio, la festa religiosa più sentita dai Sambucesi anima il borgo per 8 giorni con celebrazioni dentro e fuori il santuario: Sante Messe, Rosari recitati e cantati in Siciliano antico, inni bandistici dedicati alla Madonna, processioni culminate con la Nisciùta (uscita) e la Trasùta (entrata) della vara con la statua della Madonna dal Santaurio, portata in spalla a piedi scalzi dai membri della Confraternita dei Nudi. Accanto ad essa, si svolge la festa profana, un tempo animata da sfilate di gruppi bandistici e, nei lunghi pomeriggi degli ultimi tre giorni di festa, dalle corse dei cavalli lungo il corso Umberto I . Il “Palio dell’Udienza” era un evento ritenuto di rilevante importanza in tutti i centri della Sicilia e richiamava molti appassionati non solo dai paesi vicini, ma anche da lontane città: il cavallo vincitore era ritenuto ovunque un vero campione. Per Sambuca la Festa dell’Udienza diventava, quindi, anche un momento di giro d’affari per tutte le attività commerciali. Si spendeva per lauti pranzi, si attivavano tutte le sarte e sartine del paese per fare allestire ricchi e colorati abbigliamenti da indossare per la festa; non mancavano fuochi d’artificio, sfilate di gruppi folk tra centinaia di bancarelle, mostre di ogni genere e sagre come quella delle “Minni di Virgini” (seni di vergine), delizioso dolce della tradizione sambucese: tutto sotto le luci serali della magica “illuminazione alla veneziana”, realizzata lungo l’intero corso e sul prospetto del Santuario. Oggi il Palio non si svolge più: a custodirne la memoria sono alcuni vecchi filmati che si ritrovano sul web e, ora, l’opera di Juliàn Andrés Provenzano per Sambuca.

Un’opera anche sambucese: dal podio di De Luca alla citazione di Navarro della Miraglia

L’opera di Juliàn è venuta alla luce con l’apporto della comunità che, donando i propri oggetti-memoria, ne ha fornito le parti costitutive; ma è nata anche grazie alla disponibilità di Enzo De Luca, stimato maestro artigiano del ferro, che ha ospitato l’artista argentino per un mese nel suo laboratorio. Una relazione silenziosa tra i due, che, non conoscendo l’uno la lingua dell’altro, hanno iniziato a comunicare proprio attraverso l’arte: ne è nata un’amicizia ed una stima e collaborazione artistica, al punto che il Maestro Enzo De Luca ha voluto donare una delle sue celebri lumachine metalliche da inserire nell’opera di Juliàn, di cui ha voluto realizzare anche il basamento. Non una semplice base d’appoggio, bensì una pagina di racconto che riporta una citazione dalle “Storielle Siciliane” di Emmanuele Navarro della Miraglia: un altro illustre sambucese del XIX secolo, scrittore e precursore del Verismo, che nel 1885 così raccontava il Palio dell’Udienza lungo Corso Umberto I cui l’opera si riferisce: “Il primo giorno ci fu corsa di berberi parati di fettucce e di sonagliuzzi. Negl’intermezzi parecchie brigate di mandriani passavano a cavallo, per la via maestra, conducendo il palio”. Sostenibilità, Memoria , Arte, Rigenerazione urbana e Territorio in una sintesi perfetta: Rais.

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L’opera di un artista che dà nuova vita agli scarti

Juliàn Andrés Provenzano vive e lavora a Pergamino, sua città natale, in Argentina. Lì ha sempre coltivato la sua passione per le Belle Arti, dedicandosi da autodidatta al disegno, alla pittura, alla scultura, alla lavorazione del legno e dei metalli, e soprattutto al restauro di oggetti, finchè un giorno, tra laboratori e strumenti, ha imparato a saldare e a riutilizzare, assemblati, oggetti inutilizzati (a cominciare dagli scarti metallici che si trovavano da tempo nella sua officina). Sempre alla ricerca di nuovi materiali e tecniche di saldatura e di come esplorare modi per dare vita e funzionalità a pezzi che altri considerano usa e getta, Julián con le sue opere cerca di catturare l'essenza e la bellezza delle cose, contrapponendo alla rigidità dei materiali che utilizza la sensazione di movimento che le sue sculture evocano. Ha partecipato a diverse mostre in Qatar e Argentina: Autoclásica Pergamino 2015, Pampa Motors Pergamino 2016, Notte dei musei Pergamino 2017 e 1st Scrap Art Event Qatar 2019. Il suo lavoro è stato esposto al Museo de la Ciudad Pergamino con la mostra Fuerza Natural 2018. Oggi le sue opere si trovano a Barcellona, ​​Madrid, Washington DC, New York, Doha e in diverse città dell'Argentina… e a Sambuca di Sicilia.

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