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La Sede del Sindacato tra i Luoghi dell’Identità e della Memoria (LIM)

La Sede del Sindacato a Sambuca è stata inserita dalla Regione Sicilia tra i LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria) nella sezione dei Luoghi del racconto letterario, televisivo e filmico: spazi fisici descritti nelle pagine letterarie o che, essendo stati gli scenari di set di riprese cinematografiche o televisive di autori di chiara fama, hanno contribuito a riaffermare e promuovere l'identità culturale dei paesaggi siciliani. Un patrimonio di enorme importanza oggetto di un progetto di valorizzazione, opportunità per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie.

La Sede del Sindacato

Qui, lungo la Strata Granni, asse viario principale di Sambuca - oggi Corso Umberto I - sorge la storica sede del sindacato di Sambuca di Sicilia, un luogo degli anni del dopoguerra della Sicilia che è rimasto immortalato nel racconto cinematografico del regista palermitano Pasquale Scimeca, ispirato al brigantaggio sambucese: "Briganti di Zabut".

Scimeca e il suo film: “ Briganti di Zabut”

Nel 1997 Scimeca, considerato "il verista dei registi siciliani", avvia le riprese di “Briganti di Zabut”, un film drammatico ambientato alla fine degli anni ‘30, girato in Sicilia nella Valle del Belìce, tra le rovine e le campagne di Santa Margherita di Belice, di Termini Imerese e di Sambuca di Sicilia. Il film otterrà dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento dello Spettacolo il riconoscimento di film “di Interesse Culturale Nazionale”.

Il film, ambientato nella Sicilia d’epoca fascista, racconta di Peppe Manzella, un povero bracciante che vive con la moglie nel paese di Zabut. Una sera d'inverno del 1937 scrive una lettera in favore di un mendicante, ma il podestà la intercetta e lo manda al confine nell'isola di Favignana. Finita la guerra nell'estate del '43, Peppe fa ritorno a casa e trova Zabut in preda alla rivolta contadina: i contadini rivendicano il possesso delle terre incolte, scontrandosi con i feudatari e i mafiosi. In una sparatoria tra un gruppo di giovani e i carabinieri, uccide l’ex podestà che l'aveva mandato al confino e si dà alla latitanza. Con Manuele, Triolo, mastro Pidduzzo ed altri compagni forma una banda con lo scopo di rubare ai ricchi e combattere la Mafia, che perseguita i poveri contadini. Alla fine dell'estate le cose precipitano: Mafia e carabinieri daranno alla banda una caccia spietata. Prima verrà ucciso Manuele, poi Triolo. Tutti gli altri verranno feriti e catturati in uno scontro a fuoco alle porte del paese.

Zabut, location di storie di brigantaggio e lotte contadine 

"La storia di 'Briganti di Zabut' è entrata nella mia vita in un periodo di crisi - dice Scimeca - quando stavo preparando la tesi di laurea sulla ricostruzione del movimento sindacale in Sicilia. Mentre sfogliavo i giornali dell'epoca non mi interessavano i dati propriamente storici, ma quelli legati alla cronaca nera. L'ultima cosa che ho letto, prima di abbandonare la mia ricerca, è stato un articolo in cui si raccontava di una banda di briganti di Sambuca e del loro processo. Questo episodio è entrato a far parte di me e, dopo tanti anni, ho sentito la necessità di ripercorrere quei luoghi e quegli avvenimenti". Accanto agli attori protagonisti, Franco Scaldati ed Antonio Albanese, molti cittadini sambucesi. Il film si è giovato anche della consulenza di Giuseppe Alfano, un membro della banda condannato a venti anni di carcere, che chiude il film con una toccante testimonianza. Il film è stato proiettato dinanzi alla comunità sambucese il 25 agosto del '97 in Piazza Vittoria, suscitando grande commozione nei cittadini, spettatori del racconto cinematografico di un pezzo della loro storia.

La nascita del film nelle parole del regista e il coinvolgimento della comunità

Il ciclo dei Vinti di Scimeca e le opinioni della critica 

L’11 ottobre 1997 Roberto Nepoti scriveva sul quotidiano 'La Repubblica': "Scimeca continua il suo ciclo dei vinti ('Il giorno di San Sebastiano') coniugando coscienza politica e atemporalità del mito: a dirla con una boutade, un po' tra 'Salvatore Giuliano' di Rosi e 'Il siciliano' di Cimino. Usa bei piani larghi, prolunga le inquadrature, è didascalico, però sa anche raccontarci una commovente second-story d'amore impossibile tra un soldatino e una piccola prostituta. In apertura, citando Pasolini, lo sceneggiatore-regista si chiede: 'Ma perché realizzare un'opera quando è così bello solo sognarla?'. No, Scimeca: 'I briganti di Zabut' hai fatto bene a farlo davvero".

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